“Il fatto grave è che dopo una ripresa delle vendite nel 2015, per quanto flebile, ora le cose, invece di migliorare, peggiorano Un’inversione di tendenza decisamente preoccupante. Regge solo la grande distribuzione. Chiediamo, quindi, che il governo, nella prossima Legge di stabilità, si preoccupi di ridare capacità di spesa alle famiglie, più che abbassare le tasse alle imprese. Tagliare l’Ires non è la cura per guarire dall’infezione, serve solo ad abbassare la febbre”. Così, il segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha commentato le cifre riportate dallIstat circa la continua flessione delle vendite al dettaglio. Listituto di ricerca ha infatti evidenziato come, a luglio 2016, le vendite al dettaglio hanno registrato una diminuzione congiunturale dello 0,3% sia in valore sia in volume. La flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume, mentre quelle di beni alimentari crescono, rispettivamente, dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume. Urge anche sottolineare che, se inquadrate in linea alla media del trimestre maggio-luglio 2016, lindice complessivo del valore registra una variazione congiunturale positiva dello 0,2%. Un valore però stazionario nei confronti del trimestre precedente.Nello specifico, la flessione più marcata riguarda i prodotti non alimentari: -0,6% in valore e -1,1% in volume. Tra i prodotti non alimentari, le variazioni tendenziali negative di maggiore entità si registrano per i gruppi Cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,6%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2,3%). In crescita solamente i gruppi Giochi, giocattoli, sport e campeggio e Mobili, articoli tessili e arredamento, continua l’Istat. Dati che hanno immediatamente fatto sobbalzare Federconsumatori e Adusbef, che hanno commentato il dato dell’Istat spiegando che “fornisce l’ennesima conferma dell’andamento ancora instabile della nostra economia, ben lontana da qualsiasi ipotesi di ripresa.Queste nuove diminuzioni delle vendite assumono un carattere allarmante se si pensa alla contrazione registrata negli ultimi anni: basti pensare che dal 2012 al 2015 vi è stata una riduzione dei consumi del -10,2%, con una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di 72,2 miliardi di euro. Di fronte ad una diminuzione di tale portata aggiungono infine le due associazioni – ancora più aggravata dai dati odierni, ci chiediamo cosa aspetti il governo ad intervenire”. Non da meno il Codacons, secondo cui “i dati sulle vendite al dettaglio di luglio sanciscono definitivamente la morte dei saldi di fine stagione. In tempi non sospetti avevamo previsto che gli sconti estivi non sarebbero andati bene sul fronte delle vendite, e puntualmente lIstat certifica lannunciata debacle. Il commercio -continua a vivere una crisi nerissima e le norme in materia in Italia sono medievali e obsolete, e necessitano di modifiche urgenti. E evidente conclude il Codacons – che i saldi di fine stagione non servono più e non aiutano né i commercianti, né i consumatori; sono definitivamente morti e vanno aboliti già a partire dal 2017, liberalizzando del tutto il settore del commercio in modo da moltiplicare le occasioni di acquisto e dare respiro ai piccoli negozi schiacciati dallo strapotere delle multinazionali”.
M.